perdonare chi ti ha fatto del male

Una persona che non nomino mi ha fatto una domanda: "Come si fa a perdonare una persona che ti ha fatto del male?" Io ci ho pensato un po' e poi ho risposto in base alla mia esperienza (a chi non è successo?)
Adesso io e la persona che mi ha fatto questa domanda vorremmo il parere di tutti, visto che la risposta è difficile ed ognuno di noi reagisce a proprio modo alle cattiverie altrui. Perchè dire che bisogna perdonare le offese è facile, ma poi in pratica....è durissima.
Ciao a tutti!

A parole si può arrivare a dire "perdono", lo chiediamo ogni volta nel Padre Nostro, avete presente quel "rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori"?
Non credo si parli di soldi e non credo che a qualcuno faccia piacere il pensiero che Dio (Padre Nostro) non ci rimetta qualche debito, la domanda è dunque più che difficile, mette in gioco tutto il nostro credo.
Gesù ci ha insegnato che dobbiamo amare tutti, anche i nostri nemici, coloro che ci fanno o hanno fatto del male, Lui, stando ai racconti evangelici, l'ha fatto e ci ha comandato di fare altrettanto!!!
Alzi la mano chi può dire che questo rende più facile il perdonare, io non me la sento, la zucca vuota che mi ritrovo continua a trovare qualche ragione per non farlo. Allora? E' possibile superarci?
Gesù è risorto per dimostrarci che quello che ha insegnato è vero, quindi anche il perdono, bisogna cercare nel suo "messaggio nuovo".
Non raccontiamocela, spesso il non perdono è un modo per arroccarci sulle nostre posizioni, in un territorio tutto nostro dove nessuno può entrare; in questo caso, beh cresciamo, forse è meglio, Gesù ci vuole adulti e non troppo legati al nostro castello di carte!
Altre volte la cosa è più complessa, perchè il torto subito è stato indipendente da noi, siamo innocenti e questo rende ancora più difficile il passo. Consigli? Nessuno, non c'è una ragione logica che tenga, ... e quindi? Gesù ha detto che tutti possono amare gli amici, ma amare i nemici è da suoi discepoli. Qui c'è in gioco il vero eroismo, quello dei Santi, non quello dei soldati, e i Santi ci hanno insegnato una sola strada:
La Preghiera

Chi ha voglia di organizzare un incotro di preghiera su questo argomento?

Ciao

Dunque Ezio , hai senz'altro ragione, ma secondo me sei già a un livello che io stento ad intravedere...
Io distinguerei semplicemente tra due tipi di "offese" ricevute:
A) offese ricevute in seguito ad azioni mie che possono averle "provocate", anche inconsapevolmente: in questo caso è più facile riflettere sulle ragioni dell'altro e trovare senz'altro un modo per risolvere la questione.
B) offese ricevute "gratuitamente" da una persona che mi fa del male per il gusto di farlo e per mettermi in difficoltà: in questo caso riporto qui di seguito ciò che ho risposto alla persona che ha sollevato la questione del perdono...

"...anche a me è capitato diverse volte e posso dirti che quando capita si provano sentimenti di delusione, amarezza e la sensazione di non essere accettato. Ho cercato di capire le ragioni di questo comportamento e sono sempre arrivata alla conclusione che se una persona si comporta male con me è perchè ha dei problemi suoi che non ha risolto, poi penso che la cattiveria che sta facendo non mi deve mettere in crisi perchè non è rivolta veramente verso di me, ma è il frutto di sentimenti cattivi che "rodono" quella persona fino a farla arrivare al punto di dire o fare cattiverie, allora io che sono forte, che sono una persona dalla personalità solida, non mi lascio "distruggere" dalla cattiveria, alla fine penso che la persona che mi fa del male mi fa pena perchè per sentirsi bene, per sentirsi importante ha bisogno di fare del male agli altri. Pensa quanta poca considerazione di sè può avere una persona che per sentirsi "qualcuno" deve distruggere e ferire gli altri.
Forse facendo questo ragionamento si può arrivare a perdonare o almeno imparare da questa esperienza quanto è brutto subire cattiverie e impegnarsi a non cadere anche noi nello stesso errore."

Ecco, io più di così non riesco a fare, cerco di imparare dalle esperienze negative che vivo in prima persona per evitare io stessa di fare del male agli altri, se possibile.
Del perdono non mi pongo il problema, dal momento che mi stacco emotivamente dalla persona che mi ha offeso, la evito, o meglio, evito il conflitto e sicuramente non mi vendico.
E neanche "aspetto sulla riva del fiume che passi il cadavere del mio nemico" come dice un proverbio cinese (forse).
A questo proposito ho letto un interessante commento sull'episodio della Bibbia di Giona nella pancia della balena che insegna a non compiacersi del male altrui perchè "se lo merita"..nessuno si merita il male, se rispondiamo al male con il male (anche solo col pensiero) non ci sarà fine a rancori e vendette reciproche e il bene non si farà mai strada.
(Questi sono propositi e teorie che mi piacciono, ma raggiungere questi obiettivi non è facile e per me la strada è ancora lunga, a volte vorrei incenerire o far sparire dalla faccia della terra chi mi ha fatto del male...)

Beh, l'episodio di giona nella pancia della balena era interessante... magari rispolvero il commento che avevo letto e lo riporto in un altro argomento...

Ma gli altri che ne pensano?
Scrivete, dai!!!!!!
Qualsiasi cosa, anche solo un commento tipo: che bell'argomento, ciao, oppure non mi interessa, non so cosa dire...
Per adesso ciao a tutti!!!!

Ciao.
Il tema del perdono va visto intimamente connesso ad un tema indubbiamente più grande: l'imitazione di Cristo. Quando qualcuno ci fa del male "gratuito", cioè non immediatamente dipendente da una qualche nostra azione, allora dobbiamo ricordarci di cosa hanno fatto a Gesù, il Giusto fatto soffrire senza che avesse fatto alcun male (cfr. Lc 23,41).
Io personalmente, cerco, non senza difficoltà, di perdonare chi mi fa del male, cercando di vedere anche nelle azioni che mi fanno soffrire un qualche volere di Dio; di quel Dio che permette all'uomo di compiere il male, non per un qualche suo capriccio, ma per un immenso rispetto che ha della libertà della sua creatura.
Se siamo giusti, pur con gli enormi nostri limiti, non dobbiamo lasciare la strada della giustizia (intesa in senso biblico) per le sofferenze che dobbiamo patire, ma, anche attraverso il perdono, dobbiamo continuare a praticare la giustizia senza cadere nella tentazione di praticare l'iniquità (vd. Ez 33,13).
Il perdono, quindi è, o meglio dovrebbe essere, una delle strade che ci conduce alla giustizia e quindi alla santità, unica vera vocazione di ogni cristiano.
Per concludere invito a meditare le parole di Geremia: "Perché le cose degli empi prosperano? Perché tutti i traditori sono tranquilli?" (Ger 12,1)

Gianremo

Ciao da Ezio, certo che è tosto eh?

gianremo ha scritto:
Il perdono, quindi è, o meglio dovrebbe essere, una delle strade che ci conduce alla giustizia e quindi alla santità, unica vera vocazione di ogni cristiano.

Varrebbe la pena vedere alcuni esempi di santi che hanno perdonato e cosa ci hanno inseganto, certo Gesù è il maestro primo, ma gli esempi che ci addita la Chiesa forse ci sono più vicini.
Chi ci vuol provare? A me viene in mente don Bosco che in molti casi ha usato l'ironia verso coloro che gli facevano del male, pur anche se inconsapevolmente.

gianremo ha scritto:
Per concludere invito a meditare le parole di Geremia: "Perché le cose degli empi prosperano? Perché tutti i traditori sono tranquilli?" (Ger 12,1)
Gianremo

Questa è una cosa che mi ha sempre dato fastidio, forse perchè ho sempre sofferto profondamente le ingiustizie, intendiamoci, tutti ne soffriamo, ma io patisco di tutte le ingiustizie, anche di quelle che non sono rivolte direttamente o anche indirettamente a me.
Dio dice in DEUTERONOMIO 32:35 "Mia sarà la vendetta e il castigo, quando vacillerà il loro piede! Sì, vicino è il giorno della loro rovina e il loro destino si affretta a venire", a noi non rimane che il perdono, quello profondo, vero, non dettato da necessità, ma che ci viene dall'esempio di Gesù, ma quanto è difficile
A volte sembra che l'invito di Dio a lasciare a lui l'amministrazione della giustizia sia solo un modo per tenerci buoni.
Ah se Gesù non fosse risorto saremmo proprio i più poveri degli uomini.

Finalmente(era ora!) il "gran maestro" mi ha insegnato ad entrare nel forum e a leggere gli scritti. Mi sento fiero dei miei parrocchiani, leggendo ciò che hanno scritto.
Innanzitutto raccolgo la proposta di Ezio di iniziare un incontro di preghiera sul perdono: è il modo più efficace perchè più cristiano di affrontare qualsiasi problema e quindi anche quello in questione.
Per quanto riguarda il perdono...ora devo andare a celebrare la Messa di Santa Maddalena, una che di perdono ricevuto, e quindi anche dato, ne sa qualcosa. La pregherò per tutti noi perchè riusciamo a perdonare. Non credo che ci sia qualcuno che non debba dare o ricevere il perdono da qualcuno. A più tardi, donvit

il perdono è un bellissmo argomento

emanuele ha scritto:il perdono è un bellissmo argomento

E' vero, il perdono è un bell'argomento, facciamo attenzione a non farlo diventare un discorso accademico, ma deve diventare una scelta di vita, l'unica opzione che possiamo mettere in campo.
San Paolo dice in Romani capitolo 12,19-21 " Non fatevi giustizia da voi stessi, carissimi, ma lasciate fare all`ira divina. Sta scritto infatti: A me la vendetta, sono io che ricambierò, dice il Signore. Al contrario, se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere: facendo questo, infatti, ammasserai carboni ardenti sopra il suo capo. Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male.”
Pensiamoci

Però anche "sperare" che Dio prima o poi ci faccia giustizia è un sentimento negativo, non è meglio sperare che Dio riesca a cambiare l'animo di chi ha commesso il male ?

rosella ha scritto:Però anche "sperare" che Dio prima o poi ci faccia giustizia è un sentimento negativo

Sperare che Dio ci faccia giustizia, anzi che Dio faccia giustizia, Lui che è Giustizia e Giusto Giudice, non vuol dire sperare che Dio ci faccia vendetta.
La giustizia non sempre coincide con la nostra volontà, mentre la vendetta è sempre un tentativo di ridurre la Giustizia negli angusti limiti della nostra debolezza umana.
Quindi la speranza, ed anche le preghiere, perché Dio (ci) faccia giustizia sono negative solo se non siamo disposti ad accettare la giustizia divina anche se non coincide con la nostra volontà, mentre l'affidarsi a Dio per ottenere la vera giustizia, svincolata dai nostri limiti umani ed egoistici è sicuramente positivo.
"Tu sei giusto, Signore, e giuste sono tutte le tue opere. Ogni tua via è misericordia e verità." (Tob 3, 2)

rosella ha scritto:non è meglio sperare che Dio riesca a cambiare l'animo di chi ha commesso il male ?

Anche sperare nella conversione dei malvagi è un atteggiamento positivo quando la conversione non è ricercata come identità di vedute con noi, ma come vera adesione alla volontà di Dio che, ribadisco, non coincide sempre con la nostra.

Allora.... sia fatta la volontà di Dio! Amen.
Penso che quando riusciamo a liberarci dei sentimenti negativi e della rabbia siamo già a buon punto , anche perchè secondo me l'obiettivo da raggiungere è la serenità; se sono arrabbiata, addio serenità. (detto terra - terra, non sono capace di argomentare come voi due ( homer e l'altro mostriciattolo raccapricciante). Anzi, perchè non facciamo esempi pratici scendendo nel concreto?
Comunque bravo e coraggioso Emanuele (ops... Valentino Rossi) che interviene nell'argomento e che l'ha lanciato...

Questa mattina ho trovato questa riflessione sulla prima lettura di oggi, dove nel libro di Giosuè si racconta di come il popolo d'Israele attraversò il fiume Giordano (Gs 3, 7-10.11.13-17). Lo riporto per esteso anche se la parte che ci tocca di più è la seconda che sottolineo.

Quante volte bisogna attraversare il Mar Rosso?

Il racconto dal libro di Giosuè ripropone la pagina certamente più epica del passaggio del Mar Rosso. Infatti, qui gli Israeliti si trovano “solo” a guadare un fiume, ma esso è il confine che li divide dalla terra promessa e dunque riveste un’importanza fondamentale per la storia di questo popolo disperso per tanti anni nel deserto. Le cose non saranno state di certo così facili, la convivenza e/o lo scontro con altre popolazioni indigene avranno senz’altro portato delle integrazioni a scapito della purezza della fede, oppure delle lotte per salvaguardarne l’integrità. Ma tutto questo ci dice ancora una volta che quella del credente è una vita in cui bisogna ricominciare sempre da capo, in cui occorre attraversare mari (o fiumi) che ci fanno agognare la terra promessa. È insomma un essere “gettati” senza sicurezze nel grande mare dell’avventura con Dio che ci provoca a scoprire sempre nuovi orizzonti, a dirigerci verso mete inesplorate, ad osare di continuo senza farci troppe domande. È il medesimo procedimento che dovremmo applicare per il perdono cristiano, così come è espresso nel vangelo. Anche questa maniera essenziale di “esserci” del cristiano, si sostanzia come una magnifica avventura, in cui si è chiamati, non solo a dare il perdono, ma ad essere segno del medesimo perdono di cui ognuno di noi è stato fatto oggetto da parte di Dio. Il perdono, però, non è qualcosa che si improvvisa dall’oggi al domani, ma cresce con il crescere della consapevolezza di essere stati amati prima di tutto noi dal Signore. E queste possono risuonare ancora una volta come belle espressioni prive di qualsivoglia contenuto. E di nuovo occorre sottolineare come il cristianesimo si vive sulla propria pelle, facendone esperienza, non è un espressione intellettuale o cultuale. Esperienza di vita. Concreta. Viva. D’ogni giorno…

Rosella vorrebbe degli esempi, ma è difficile portare esempi pratici, credo si possano solo fare nostre le basi da cui parte il perdono cristiano.
I Cristiani reputano fondamentale il perdono perchè si riconoscono perdonati da Dio e tanto più si sentono perdonati tanto più perdonano.

Ciao

Va bene, sono d'accordo con te, hai ragione.

Quando dico "esempi pratici" intendo raccontini come quello che cito qui di seguito e che non è farina del mio sacco, ma che è tratto da un libro e secondo me aiuta a concretizzare un discorso che rischia di restare troppo astratto.

Io ci provo:

Ci sono due bambini, fratello e sorella.

Il bambino si comporta male, è sgarbato con la sorella, è prepotente, disubbidisce, esce con gli amici senza il permesso dei genitori. A scuola dà problemi di comportamento.

La sorella si comporta sempre bene, è ubbidiente, va bene a scuola, aiuta la mamma.

Un giorno la bambina sente il papà dire alla mamma che è arrivato il momento di parlare con il figlio.

Il papà prende da parte il bambino e gli dice che dovrà cambiare comportamento, altrimenti verrà punito.

Il bambino capisce che il papà ha ragione, così comincia a cambiare e pian piano diventa più gentile, rispettoso, migliora anche a scuola.

La sorella aspetta il momento del castigo e già pregusta la giusta punizione che verrà inflitta al fratello prepotente.

Arriva il giorno della resa dei conti e il papà fa i complimenti al figlio perché il suo comportamento è migliorato, così non c’è più bisogno del castigo; il ragazzo è contento, anche la mamma sorride, solo la sorella non è contenta.

Pensa che il papà sia stato proprio ingiusto, che per una settimana di buon comportamento non si può meritare il perdono, che allora lei che si è comportata sempre bene vale come il fratello che per tanto tempo si è comportato male.

Questo racconto, che ho trovato su un libro che spiega la Bibbia ai bambini (edizioni Paoline), fa poi il paragone tra la delusione di questa bambina e quella di Giona........

Giona era un profeta.
Dio lo chiamò e lo mandò a Ninive per dire alla gente di cambiare e di convertirsi , perché quella gente era corrotta,violenta e dedita all’odio.
Arrivato a Ninive parlò alla gente dicendo che Dio avrebbe distrutto la città se non avessero smesso di comportarsi in quel modo e se non si fossero pentiti.

Il re e tutti gli abitanti ascoltarono le parole di Giona e cominciarono a fare penitenza, si convertirono e cambiarono il loro comportamento.

Intanto Giona, fuori dalla città, aspettava il giorno stabilito per la distruzione di Ninive.

Arrivato il momento Dio, vedendo la conversione della gente e che il loro cuore era sincero, decise di non dare più il castigo, così la città fu salva.

Giona, vedendo che Dio aveva perdonato quei peccatori, si arrabbiò molto perché non sapeva godere del bene degli altri e non riusciva a capire che Dio è buono e misericordioso .


Non so se questo racconto è attinente l’argomento, ma mi sembrava semplice da capire per chi come me, ha bisogno di esempi concreti per comprendere concetti astratti.

Il racconto prosegue con un’altra storia concreta, che magari riporterò in un altro momento.

Pensavo anche che chi ha scritto di santi che hanno perdonato, o ha citato episodi della Bibbia potrebbe riportarli qui, in modo da concretizzare la discussione.


A proposito, ragazzi, giovani, scrivete, postate, intervenite , metteteci “la faccia”, come fanno i vostri “vecchi”, non abbiate paura di fare brutta figura, dai, aspettiamo le vostre opinioni!!!!!!

Ciao a tutti, a chi è in vacanza e a chi è tornato!!!!!

Anche Gesù ci ha proposto "esempi pratici": le parabole.
Gesù sapeva bene che ciò di cui stava parlando era di difficile comprensione per gli uomini (e lo è anche per noi!!!) e quindi ha cercato di "spiegare" i fondamenti della fede (tra cui c'è il perdono) con dei racconti di più facile comprensione.
La parabola detta "del figliolo prodigo" (Lc 15,11-32), ad esempio, generalmente viene vista nel rapporto tra il figlio turbolento ed il padre (Padre) che lo perdona, ma può anche essere letta alla luce del nostro argomento.
Il figlio "fedele", al quale il figlio "perduto" (e, non dimentichiamolo mai, "ritrovato") ha sicuramente fatto del male (il disonore di avere un fratello "perduto", la mezza eredità sottratta, insieme a molto altro) incontra indubbiamente difficoltà ad accogliere il ritorno del fratello con gioia (Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso.), ma poi lo accoglie, lo accetta e lo perdona perché il padre lo ha perdonato.
Il figlio "fedele" è quindi il paradigma del buon cristiano, che cerca di comportarsi bene nei confronti del Padre e che, davanti al male ricevuto, si interroga, si sconcerta, nell'umana fragilità, ma che, alla fine, accetta la volontà di Dio.

Ecco, per "esempi pratici" intendevo proprio questo.
Grazie Gianremo, adesso andiamo avanti con altri esempi. Chi ne trova?

Ciao. Rosella